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Via alle banche staminali dopo il primo trapianto da donatore

Sanità pubblica Redazione DottNet | 29/03/2017 19:32

Anche Italia si va verso questa direzione con il Comitato Biosicurezza

Per la prima volta al mondo sono state trapiantate cellule staminali riprogrammate da donatore. Il trapianto è avvenuto in Giappone, su un uomo con una malattia della retina, ed è la premessa per realizzare banche di cellule riprogrammate e a basso costo. Il risultato, riportato sul sito della rivista Nature, potrebbe essere il primo passo per una medicina rigenerativa alla portata di tutti. ''Il risultato va monitorato per verificarne l'esito, ma è interessante la prospettiva che apre: ovvero la possibilità di avere delle banche di cellule derivate da staminali pluripotenti indotte pronte all'uso'', ha rilevato il genetista Giuseppe Novelli (nella foto), rettore dell'università di Roma Tor Vergata, vicepresidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (Cnbbsv).

Le banche di staminali, ottenute riprogrammando cellule adulte, permettono di avere a disposizione queste cellule immediatamente e a basso costo. Anche in Italia, ha spiegato, ''si sta lavorando a realizzare queste banche e la discussione per regolamentarle ha preso il via presso il Comitato per la Biosicurezza''. Il trapianto è stato ricevuto da un uomo di 60 anni per curare la degenerazione maculare, la malattia che colpisce la retina e che può portare alla cecità. Nel suo occhio sono state trapiantate cellule prelevate dalla pelle di un donatore anonimo, riprogrammate e poi fatte sviluppare in cellule della retina. L'intervento è stato eseguito dal chirurgo Yasuo Kurimoto, dell'ospedale di Kobe, che ha trapiantato cellule ottenute con la tecnica introdotta nel 2006 dal giapponese Shinya Yamanaka per far tornare 'bambine' le cellule adulte e basata su un cocktail di 4 geni, chiamati Oct-3/4, Sox2, c-Myc, e Klf4. Le cellule staminali pluripotenti indotte (Ips) così ottenute sono pluripotenti, ossia capaci di seguire diverse direzioni nello sviluppo.

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La ricercatrice che le ha preparate Masayo Takahashi, del Centro di biologia evolutiva dell'Istituto Riken, ha detto che l'intervento è andato bene, ma per dichiararne il successo bisogna aspettare. Le cellule riprogrammate da donatore potrebbero comportare infatti il rischio di rigetto perché non hanno lo stesso Dna del ricevente. Tuttavia, secondo lo stesso Yamanaka, per evitare il rigetto è importante che tra chi dona e chi riceve queste cellule, corrispondano i tre geni chiave coinvolti nella risposta immunitaria. Lo stesso premio Nobel ha annunciato che sta realizzando una banca che dovrebbe essere pronta per il 2018 destinata a custodire le linee di cellule corrispondenti al 30%-50% della popolazione del Giappone.

Fonte: ansa

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